Epochè, la sospensione del giudizio da parte dello psicologo
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“La guardò. Ma d’uno sguardo per cui guardare già è una parola troppo forte. Sguardo meraviglioso che è vedere senza chiedersi nulla, vedere e basta. Qualcosa come due cose che si toccano – gli occhi e l’immagine – uno sguardo che non prende ma riceve, nel silenzio più assoluto della mente, l’unico sguardo che davvero ci potrebbe salvare – vergine di qualsiasi domanda, ancora non sfregiato dal vizio del sapere – sola innocenza che potrebbe prevenire le ferite delle cose quando da fuori entrano nel cerchio del nostro sentire – vedere – sentire – perché sarebbe nulla di più che un meraviglioso stare davanti, noi e le cose, e negli occhi ricevere il mondo – ricevere – senza domande, perfino senza meraviglia – ricevere – solo – ricevere – negli occhi – il mondo.”
Alessandro Baricco – Oceano Mare-
Baricco in queste righe tratte dal libro Oceano Mare descrive, con immensità poetica, quello che dal mio punto di vista è l’atteggiamento che lo psicologo deve tenere nei confronti del cliente: “vedere senza chiedersi nulla”. Secondo questa prospettiva, lo psicologo si pone verso il cliente con occhi incontaminati da teorie precostituite, da pretese diagnostiche e giudizi di valore. Nella fenomenologia husserliana questo atteggiamento di messa tra parentesi dei “pregiudizi” e delle “preacquisizioni” viene definito epochè, sospensione del giudizio (Armezzani & Chiari, 2015). Il mio tentativo come psicologa è quello di creare uno spazio di ascolto entro il quale il cliente possa sentirsi libero di esprimersi senza timori di giudizi e pregiudizi conoscitivi.
Bibliografia
Armezzani, M., & Chiari, G. (2015). Idee per una interpretazione ed una elaborazione fenomenologica della teoria dei costrutti personali. Costruttivismi(2), 38-57.
Baricco, A. (2015). Oceano mare. Milano: Feltrinelli Editore.
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